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biblioteche ed enti promotori
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NoPago: perché bisogna andare oltre
Niente tasse sul prestito in biblioteca, massimo sostegno agli autori
La sentenza di condanna della Corte di giustizia dell'Unione Europea del 26 ottobre 2006, nella causa C-198/05, per il mancato rispetto della Direttiva europea n. 92/100/CE del 19 novembre 1992, giunge in contemporanea con la decisione del Governo italiano di modificare l'art. 69 della legge sul diritto d'autore e stanziare per il prossimo anno la somma di 3.000.000 di Euro per ottemperare alla medesima Direttiva riguardo il compenso agli autori per i prestiti effettuati anche nelle biblioteche.
La sentenza della Corte era attesa, anche per la difesa poco convinta del Governo italiano, ma ciò non significa che il principio affermato nella Direttiva sia da condividere. Il fatto che a pagare non siano le singole biblioteche ma lo Stato, che usa per questo il prelievo fiscale, non rende meno grave la messa in discussione del diritto al prestito gratuito.
Se ci sono denari pubblici a disposizione per aiutare gli autori, di questo siamo molto contenti, ma ciò sia fatto senza farlo dipendere dai prestiti delle biblioteche.
Il gruppo NoPago ritiene di dover proseguire la propria azione per ottenere tre obbiettivi:
avviare un'azione internazionale perché la direttiva europea sia modificata;
stante l'attuale Direttiva, esentare da ogni pagamento, come ammette la Corte, le biblioteche di pubblica lettura;
destinare qualsiasi somma stanziata per compensare gli autori a incrementare realmente la produzione di opere letterarie e scientifiche, finanziando direttamente gli autori stessi.
Per il primo obbiettivo si ribadisce che:
i principi su cui si fonda la Direttiva derivano da una visione ideologica che privilegia, nella circolazione delle informazioni e degli altri beni immateriali, l'aspetto monetario immediato, mentre nega valore al benessere comune generato dalla più larga circolazione di questi beni.
I beni informativi, per loro natura, circolano con grande facilità senza perdita di valore, solo l'intervento attivo dello stato può impedire che ciò avvenga. Quello che noi affermiamo è che quando questo intervento diventa eccessivo si produce un danno sociale ed economico.
Ogni limitazione del diritto naturale a far circolare le idee e le informazioni deve essere giustificata da finalità generali chiare, dimostrabili e certe. Il prestito gratuito e libero nelle biblioteche favorisce la circolazione delle idee, accresce l'abitudine alla lettura, favorisce la formazione continua e l'incremento del capitale umano di una società. Nessun danno viene portato agli autori dal prestito nelle biblioteche, anzi cittadini abituati alla lettura e più capaci di apprendere saranno meglio disposti a spendere una parte del loro reddito per acquistare libri, dischi, film.
Il secondo obbiettivo si basa su ciò che la Corte afferma nella sua sentenza.
La Corte ribadisce che lo stato italiano in base alla Direttiva non può esentare tutte le biblioteche pubbliche dal compensare gli autori. Noi chiediamo che venga esentata la categoria di biblioteche che maggiormente contribuisce ad accrescere l'abitudine alla lettura, che più è raggiungibile da chi questa abitudine non l'ha e che svolge più intensa attività di promozione della lettura: le biblioteche di pubblica lettura.
Il terzo obbiettivo non è certo il meno importante.
Fermo restando che deve essere eliminata ogni relazione ai prestiti delle biblioteche, l'impiego di fondi statali per sostenere gli autori non ci libera dalla responsabilità di vigilare. Questi soldi devono essere spesi bene.
Certamente in Italia c'è bisogno di aiutare chi vuole scrivere opere letterarie o scientifiche, ma non è certo finanziando la SIAE o un qualsiasi ente pubblico che ciò avverrà.
Noi chiediamo che il fondo previsto nella Legge finanziaria per compensare gli autori venga destinato al finanziamento diretto degli autori stessi, attraverso l'erogazione di contributi a chi presenti progetti per la stesura di opere letterarie o scientifiche originali.
novembre 2006
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