Larcheologia e lantropologia hanno mostrato che gli esseri umani, sin dagli inizi della loro vicenda, storica e sociale, hanno collegato quanto di inesplicabile accadeva loro con la presenza e lintervento del divino.
Questo valeva per i fenomeni naturali, ma ancor di più per i grandi momenti dellesistenza, dalla nascita fino al grande e irresolubile interrogativo della morte.
Le religioni, nel loro sviluppo storico, hanno sempre dovuto rispondere alle domande poste dalla presenza incombente della fine dellesistenza terrena, allinsorgere improvviso e apparentemente immotivato della sofferenza e del dolore ed hanno anche cercato di dare un senso non casuale alla gioia ed alla felicità.
Allinizio le risposte potevano essere, in un certo senso, semplici: Dio punisce i malvagi (con la sofferenza) e ricompensa i giusti (con la gioia e la prosperità). Ma allora, quale senso ha la sofferenza dellinnocente? e perché spesso (troppo spesso) il giusto viene perseguitato e il malvagio prospera fino alla fine dei suoi giorni terreni? E perché lesistenza degli esseri umani viene fermata, spesso prima che si arrivi ad essere "sazi di giorni"? O forse la sofferenza del giusto ha senso come acquisizione di meriti che verranno riconosciuti solo dopo la fine dellesistenza terrena?
La grande angoscia che linspiegabile fenomeno della morte genera e porta con sé, è stata resa ancora più tremenda dal dubbio che le sofferenze della vita non abbiano un consolatore, che possa esistere un Dio che non risponde alle invocazioni delle sue creature. Nella tradizione biblica questa angoscia trova una grandiosa espressione nel libro di Giobbe ed in alcune composizioni raccolte nel libro dei Salmi, come ad esempio il
Salmo 13 Fino a quando o Signore |
e il Salmo 22 Dio mio, Dio mio perché mi hai
abbandonato? |
E noto che le prime parole di questo Salmo sono anche , secondo la
tradizione evangelica, le ultime parole pronunciate da Gesù di Nazareth prima della sua
morte.
Le nostre società secolarizzate, le nostre città che vivono di corsa, le nostre
esistenze affannose sembrano aver lasciato poco spazio, e ancor meno tempo, per la
riflessione su questi temi. Siamo, di fatto, abituati a vivere "come se Dio non
esistesse". Eppure i grandi momenti dellesistenza, compresa la fine di questa
esistenza, sono ancora posti sotto legida del "religioso": la nascita, le
nozze, la morte, la richiesta di intercessione e di aiuto, talvolta anche il
ringraziamento, sono momenti in cui è facile varcare la porta di una chiesa. Per cercare
che cosa? per ascoltare quali messaggi?
Quali risposte, dunque, hanno cercato di dare le grandi religioni a questi interrogativi e questi problemi? quali risposte danno oggi? E quanto ci proponiamo di verificare con questo secondo ciclo de LUno e gli altri. Ascolteremo quanto hanno detto le tre grandi religioni monoteistiche, lebraismo, lislamismo e il cristianesimo (nei due aspetti della tradizione cattolica e del mondo protestante), approfondiremo una delle grandi tradizioni di pensiero dellOriente che in questi anni esercita un grande fascino anche in Italia, il buddhismo. E concluderemo con una novità: una serata sul pensiero laico. Il pensiero "laico", da almeno due secoli, si confronta con il pensiero "religioso" offrendo risposte diverse alle stesse domande. Il pensiero filosofico ha elaborato modelli di comportamento che prescindono dal fatto religioso e offrono agli esseri umani quadri di riferimento che si pongono come ugualmente validi e capaci di offrire senso e risposte ai quesiti che ci si poneva prima, ovviamente con specificità sue proprie.
Vale dunque la pena indagare, in un confronto aperto e rispettoso delle diverse identità, quali siano i punti di contatto e quali le diversità tra questi grandi sistemi religiosi e di pensiero.
a cura di Gioachino Pistone
pagina a cura di Gioachinio Pistone Disegni di Carmen Carlotta |
© 1999 | ultima revisione |
Biblioteca Civica Cologno M.se | ||
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