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 Cologno Monzese
27 Ottobre 2001

:: GUADALAJARA, CITTÀ DEI RACCONTI 
 Blanca Calvo

 Lavorare ai margini - logo
 Lavorare ai margini

1. INTRODUZIONE 
Guadalajara è una città piccola, con circa sessantacinquemila abitanti, situata al chilometro cinquantacinque di una delle principali strade spagnole: quella che unisce Madrid a Barcellona. Grazie a questa strada e alla ferrovia, è facilmente raggiungibile dalla capitale della Spagna: i trasporti pubblici sono molto frequenti e la strada in auto dura poco più di mezz'ora. 
La vicinanza alla capitale ha conseguenze importanti in ambito culturale. Sono obiettiva nell'affermare che i cittadini nutrono più inquietudini rispetto a quelli di altre città dello stesso tipo. Ogni giorno circa cinquemila studenti vanno e vengono da Guadalajara alle università di Madrid, e spesso sfruttano le proposte culturali che offre una grande città. Ma non parliamo solo di studenti universitari: per chiunque è facile mantenersi aggiornati sulle prime teatrali, cinematografiche e musicali, o visitare musei, mostre e grandi librerie, dal momento che si trovano a poco più di mezz'ora. Questo vantaggio viene sfruttato dalla biblioteca pubblica nella quale lavoro, che spesso invita scrittori e organizza visite culturali a Madrid. 
 
La storia della Biblioteca è lunga. Quella di Guadalajara, come tutte le B dei capoluoghi di provincia, è nata verso la metà del diciannovesimo secolo, grazie a una legge secondo la quale tutti i beni degli ordini religiosi divennero proprietà dello stato. Tra questi c'erano anche i libri dei conventi, che costituirono le prime biblioteche pubbliche. Ma quei libri che trattavano di temi religiosi ed eruditi non erano certo i più adatti a diffondere la lettura. Inoltre, a Guadalajara, come in molte altre città, la nuova biblioteca nacque negli istituti di scuola superiore, pertanto gli utenti dell'epoca erano professori e alcuni studenti, la scuola superiore era infatti privilegio di pochi.
Nel Ventesimo secolo, le cose non migliorarono, salvo in un periodo precedente la Guerra Civile. Ma la vittoria Di Franco tornò a ostracizzare le biblioteche pubbliche e alla morte del dittatore nel millenovecentosettantacinque, si era solo all'inizio. 
Il mio arrivo alla Biblioteca Pubblica di G. è avvenuto, nel millenovecentottantuno, e ha riscontrato un centro piuttosto debole nonostante gli sforzi di bilancio del nuovo governo democratico e nonostante il buon lavoro delle persone che mi avevano preceduta.. L'organico di nove persone era totalmente insufficiente, il bilancio esiguo e l'organizzazione antiquata che non contemplava il libero accesso degli utenti ai libri né la presenza di materiale audiovisivo. 
Ora la Biblioteca è conosciuta e apprezzata dalla popolazione. Ha trentanovemila iscritti, centocinquantamila libri, un orario settimanale di sessantasette ore e mezzo e ventisette lavoratori, che tuttora sono insufficienti. Gestisce centosettantamila prestiti l'anno, spesso fa notizia nei mezzi di comunicazione e realizza molte attività di promozione della lettura, tra le quali Maraton de los cuentos, il principale avvenimento culturale dell'anno, conosciuto da tutto il Paese. 
 
2. LA CITTA' DEI RACCONTI 
 
2.1. Cos'è la Maratona 
LA Maratona dei racconti è una festa della Parola che dura due giorni e due notti, durante i quali i cittadini di Guadalajara e molti forestieri raccontano e ascoltano racconti senza mai fermarsi. Si svolge nel cortile di un palazzo del Quindicesimo secolo, attuale sede della Biblioteca, durante un fine settimana, a partire dalle cinque del pomeriggio del terzo venerdi di luglio per terminare alle quindici della domenica. In realtà è una maratona delle maratone perché mentre si raccontano le storie una radio studentesca le trasmette, una squadra di disegnatori le illustra, un'altra squadra le fotografa e una associazione di radioamatori stabilisce collegamenti con il mondo intero. Nel 2001, si sono aggiunte altre due maratone: quella di internet e della musica. 
Contrariamente a ciò che succede nei grandi avvenimenti culturali, in cui il cittadino è mero spettatore, la Maratona li vede protagonisti. Il pubblico della Maratona è attento, complice, rispettoso e intelligente. Ride, si lascia impressionare, si emoziona, collabora quando il narratore lo chiede e applaude con entusiasmo le storie belle. 
In ogni maratone c'è spazio per seicento storie, ma i narratori sono molti di più, quasi mille, perché ci sono anche gruppi di narratori, amici, associazioni culturali, O ENNE GI…In cuanto al numero di spettatori, non esagero dicendo che nel corso dei due giorni, ascoltano i racconti più di trentamila persone.  
La storia che apre l'evento annuale è sempre raccontata dal sindaco, che è sempre più bravo a raccontare storie, come fanno tutti i politici. Seguono il sindaco le più svariate categorie di cittadini, casalinghe, pompieri, scrittori: insomma una rappresentanza completa della città. Con gli anni, la Maratona si è specializzata, pertanto c'è un'ora per i bimbi, un'altra per gli iscritti ai club di lettura, un'altra per i musicisti, eccetera. Intorno a mezzanotte si tengono gli interventi più importanti, i narratori professionisti e alcuni scrittori famosi. E' impressionante ascoltare il silenzio del cortile del palazzo, il tempo passa, ma il cortile è sempre pieno, in tutti i momenti della giornata...pieno di bambini svegli, seduti sul bordo del palco e di adulti con occhi da bambino all'ascolto. Durante la prima notte, viene distribuita una bevanda fatta con acquavite, la queimada), e durante la seconda si beve cioccolata calda. 
 
La Maratona ha un'unica regola: le storie non si possono leggere, bisogna raccontarle guardando il pubblico. Qui alcune persone si tirano indietro se non hanno il coraggio di presentarsi di fronte a un pubblico. Ma nella narrazione non conta solo la voce, ma anche il gesto, lo sguardo; per questo il racconto deve uscire dal narratori e non da un foglio di carta. 
 
2.2 Storia 
La prima Maratona si è tenuta nella primavera del 1992, il ventitre di aprile, Giorno del Libro in Spagna. 
In quel periodo ero sindaco di Guadalajara. Mi ero presentata alle elezioni pochi mesi prima in una delle liste della sinistra che in genere non vincono le elezioni. Ma sorprendentemente, sono stata eletta. Vi sono rimasta per un anno, un mese e un giorno, è stato un periodo straordinario della mia vita. Non avendo la collaborazione di nessuno degli altri gruppi, dovevamo gestire la città da soli e sempre con una sensazione di provvisorietà, perché sapevamo che in qualsiasi momento avremmo dovuto dimetterci. Non era possibile sentire l'onore della carica, vi assicuro che mi sono sentita sindaco solo quando ho avuto la possibilità di realizzare un programma di atti collegati alla lettura e i libri, disponendo di tutti i mezzi che può offrire la presidenza di un comune. 
Dietro quegli atti c'era una ragione: in quella primavera, per la prima volta, si sarebbe tenuta una Fiera del Libro a Guadalajara. Affinché i cittadini visitassero la Piazza Del Comune, dove erano presenti gli stand, era necessario offrire un programma appetitoso e per farlo mi sono avvalsa di due mie amiche due bibliotecarie e un'attrice narratori. Da quella riunione, tra risa e sogni, nacque la Maratona. 
Il primo anno durò ventiquattro ore. Vi parteciparono importanti scrittori legati alla città e svariate autorità, così come molte persone amanti dei racconti. Un gruppo di attori della Scuola Municipale del Teatro si costituì come "squadra di mantenimento" per coprire eventuali assenze. Impararono, in totale, più di cento racconti, ma non servirono, perché l'appello ebbe molta eco in città , benché certe persone sorridessero al sentir parlare delle "storielle del Sindaco". Nessuno prevedeva lo sviluppo che si sarebbe raggiunto. 
Dicono gli scrittori che raggiungono il successo con il loro primo romanzo, che il più difficile di tutti è il secondo, e questo vale anche per la Maratona. Nel 1993, c'era già un altro sindaco a Guadalajara e, benché il Comune continuasse ad appoggiare la Fiera del Libro, non organizzò la seconda. Meno male che c'erano la biblioteca pubblica e il Seminario di Letteratura Infantile e Giovanile, che se ne fecero carico e la organizzano tutt'oggi. 
 
La seconda Maratona si tenne nel palazzo attuale della biblioteca, si tenne non ad aprile ma a giugno e durò poco più della precedente. La cosa importante della seconda edizione fu proprio il fatto che si organizzasse, e il fatto di essere finita nel Guinness dei Primati, cosa che la rese famosa agli occhi di chi ancora non la conosceva. 
 
Con gli anni, la Maratona è cambiata. Dapprima aumentava in ore, in quattro anni è passata da ventiquattro alle attuali quarantasei. Poi abbiamo deciso di non aggiungerne altre. Non siamo cresciuti in lungo, ma in largo. Poco a poco, si sono aggiunte nuove attività. Conferenze e corsi sulla narrazione orale, rappresentazioni di strada, un festival di narrazione orale professionale, sessioni di racconti in ospedali e case di riposo e minimaratone in vari paesi della provincia e, quest'anno, una maratona parallela di musica. Con tutte queste cose la città di Guadalajara cambia aspetto. IL fine settimana della Maratona si trasforma in luogo di racconti, dove qualsiasi sorpresa è possibile. 
 
Nel 2001 la Maratona compiva dieci anni, abbiamo voluto festeggiarli in modo speciale. Fortunatamente L'Unione Europea ha approvato un progetto che avevamo presentato durante Cultura 2000 con la Biblioteca portoghese Josè Saramago e la associazione francese La Maison du Conte come partner. Il progetto consisteva nel portare nelle tre città un narratore di ciascuno dei quindici paesi dell'Unione Europea, affinché partecipassero alla narrazione orale organizzata da ciascuno dei tre partner. Naturalmente, in questo caso, i narratori Europei sono entrati a far parte della Maratona e l'hanno arricchita enormemente con le voci e le tradizioni giunte da tutta Europa. L'italia è stata degnamente rappresentata da Roberto Anglisani (che ha lasciato un così buon ricordo di sé da tornare a Guadalajara il prossimo sedici novembre per lavorare in un'attività mensile che si colloca tra la Maratone: i Venerdì dei Racconti.) 
La presenza dei narratori europei a Guadalajara è stata molto importante, non solo per la nostra Maratona, ma anche per il movimento europeo di narrazione orale in ascesa. Oltre ad aver raccontato storie, i narratori si sono soffermati sullo stato dell'oralità nei rispettivi paesi nella cornice di un congresso contemporaneo all'ultima Maratona. Le conclusioni del congresso sono presenti nel portale internet sulla narrazione orale, creato grazie all'aiuto del programma europeo Cultura 2000. L'indirizzo è www.1001eu.com 
 
Attualmente stiamo già lavorando alla prossima maratona. Sarà difficile superare la prestazione raggiunta lo scorso anno grazie al finanziamento europeo. Per alcuni si dovrebbe tornare alla semplicità dei primi anni. Il dibattito è aperto. E' certo che la Maratona continuerà a esistere per lungo tempo, perché la città la sente come sua. 
 
3. L'INCORAGGIAMENTO ALLA LETTURA A GUADALAJARA 
 
Tutto questo non accade per caso. Può essere che i cittadini di G. siano più ricettivi di altri e che la vicinanza della grande città risvegli le loro inquietudini. Oppure le piccole dimensioni giocano a nostro favore, perché ci permettono di evolverci in modo congiunto. Ma non possiamo ignorare il lavoro di sensibilizzazione degli enti culturali: la Biblioteca Pubblica e il Seminario di Letteratura Infantile e Giovanile. 
 
3.1 Seminario di Letteratura Infantile e Giovanile. 
 
 
3.2 La Biblioteca Publica 
Si può dedurre facilmente che punti sulla narrazione orale come incoraggiamento alla lettura. 
Sono convinta che si impari a leggere con le orecchie. I bambini nella loro infanzia ascoltano storielle e hanno buone possibilità di diventare buoni lettori. Se ci si avvicina alle storie da piccoli, non si potrà più vivere senza. Non si può fare altro che cercarle ovunque. 
Sabato scorso nella mia biblioteca si è tenuta una attività di narrazione, una Hora del Cuento, come diciamo in Spagna. Il narratore era bravissimo e ad ascoltarlo c'erano il doppio delle persone che la sala poteva contenere. Bene, finita l'ora, tutti gli ascoltatori si sono trasferiti nella biblioteca in cerca di altre storie. Di fronte al banco del prestito c'era una moltitudine di bambini con i genitori che si dicevano "sembra un grande magazzino durante il primo giorno di saldi". 
Indubbiamente i racconti orali portano alla letteratura, ne sono infatti la prima manifestazione. E' ancora così in molte parti del mondo, come per la maggior parte del continente africano. Per questo motivo, ogni biblioteca deve essere un luogo importante. Lo riconosce la Autorità competente: nei primi anni Novanta è stato aggiornato il Manifesto dell'UNESCO per la Biblioteca Pubblica. Il nuovo testo, pubblicato nel Millenovecentonovantaquattro, dà una lista di soli dodici punti per riassumere gli obiettivi che tutta la biblioteca pubblica deve prefiggersi. All'ottavo punto c'è il "dare sostegno alla tradizione orale". 
 
I racconti ascoltati portano alla letteratura; i racconti orali sono letteratura: due motivi sufficienti affinché la biblioteca dia sostegno alla tradizione orale. Ma c'è un terzo motivo, di tipo psicologico, che mi sembra molto importante. Ho sempre creduto che nell'alfabeto dell'incoraggiamento alla lettura, la prima lettera, la A, corrispondesse ad Affetto, fondamentale per incoraggiare alla lettura. C'è affetto tra i bimbi che si recano alla Hora del Cuento e i loro genitori o nonni che li accompagnano. Se si vivono queste belle situazioni da bambini, in seguito si ricorrerà alla lettura per ritrovare questo piacere. Pertanto, le biblioteche non devono solo raccontare storie, ma anche spingere gli adulti a raccontarle . A tale scopo, è utile organizzare corsi di narrazione che aiutino a sconfiggere la paura o la pigrizia, trasmettano tecnoche ed insegnino repertori. 
 
Molti anni fa, prima che nascesse la Maratona, realizzammo un sondaggio tra i bambini che utilizzavano la nostra biblioteca per costatare se in casa venivano loro raccontate storielle. Molto pochi avevano questa fortuna. 
Di fronte ai tristi risultati della ricerca, ci rivolgemmo a un'attrice Estrella Ortiz e le chiedemmo di creare un personaggio che raccontasse ai bimbi i libri che ci sembravano più importanti. Così nacque Rotundifolia, una creatura magica a cavallo tra strega e fata che, da allora, continua a raccontare storie, sempre con i libri in mano. Sebbene viva nella nostra biblioteca e appartenga ai bimbi di G. , a volte visita altri luoghi della Spagna e va persino all'estero. A noi dedica il mese di marzo: in questo mese tutte le scuole della città portano in biblioteca i loro alunni di cinque e sei anni. 
 
Rotundifolia ha una grande responsabilità, perché i libri che sceglie hanno una vasta divulgazione. Meno male che lei lo sa e dedica molto tempo alla ricerca prima di ogni rappresentazione. 
Giunti a questo punto, sembrerebbe che la squadra della Biblioteca di G. si interessa solo ai racconti, ma non è così: la nostra Memoria annuale di attività culturali registra molte altre cose. 
Alcune di esse hanno come scopo quello di attirare verso la biblioteca le persone che ancora non la usano, mediante visite guidate per adulti o bambini o regalando la tessera a una categoria di cittadini in occasione della Giornata del Libro. 
Abbiamo inaugurato quest'abitudine tempo fa, regalando la tessera e tutti i politici della città visto che quasi nessuno la possedeva, e abbiamo continuato negli anni seguenti regalandoli ai docenti, al personale ospedaliero, a chi compie gli anni il ventitre di aprile, e ai bambini che sono nati nel corso dell'anno precedente. A G. nascono circa seicento bambini ogni anno, che diventano poco dopo iscritti della biblioteca e, benché non abbiamo dati statistici che ci mostrino quanti di loro diventano utenti effettivi, a occhio direi che la maggior parte delle tessere viene utilizzata. Forse grazie al fatto che una volta a settimana viene offerta una attività specificamente ai più piccoli: la "pequeteca", alla quale partecipano bimbi di meno di tre anni, sempre accompagnati da un adulto. Ed è singolare costatare che, in barba all'assioma secondo cui sono gli adulti ad iniziare i bambini alla biblioteca, molti dei genitori che ricevono per posta la tessera del figlio, entrano in biblioteca per la prima volta. Così, scoprono, attraverso i loro figli che ci sono cose interessanti anche per loro. 
 
Luca Ferrieri mi ha chiesto di riflettere sulla necessità di compiere controlli sulle attività - suppongo quelle culturali - della biblioteca. Mi è sembrata una proposta molto opportuna, perché prima della sua richiesta avevo già iniziato a pensarci. Credo, e non sono la sola, che abbiamo il dovere di valutare se le attività programmate negli ultimi vent'anni per incoraggiare alla lettura abbiano raggiunto il loro scopo , perché intuisco che molte non sono servite a questo, e nonostante ciò, si svolgono ancora. Mi riferisco, per esempio, a proposte qualificate "ludiche" (una parola che sto iniziando a odiare) come leggere una storia a un gruppo di bambini e chiedere loro di fare qualcosa di rumoroso o assurdo, come mettersi a correre o a gridare tutte le volte che si nomina un determinato personaggio.Molte di queste pratiche partono da interessi commerciali - una casa editrice che vuole vendere un titolo preciso - e sono gestite da persone che non sentono la passione per la lettura. In queste condizioni è impossibile fare lettori. 
Le attività di incoraggiamento alla lettura devono passare per un filtro critico, paragonando gli obiettivi perseguiti con i risultati raggiunti, sebbene, data la eterea materia di cui parliamo, il piacere che può dare la lettura, misurare i risultati può essere un compito molto complicato. 
Se facessi una "Grammatica di invito alla lettura" dedicherei un capitolo ai circoli di lettura, perché stanno dimostrando quanto sono validi non solo per invitare alla lettura ma anche per divertirsi leggendo, a G. per lo meno. 
Un circolo di lettura è un gruppo di persone che leggono contemporaneamente lo stesso libro e si riuniscono una volta la settimana per parlarne. In generale leggono in casa, ognuno con una copia dell'opera presa a prestito dalla biblioteca e la dose settimanale, che di solito sfiora le cento pagine, è la stessa per tutti. Alla fine di ciascun libro, si realizza una qualche attività che completi la lettura: l'incontro con l'autore, una conferenza sull'argomento del libro o , nel caso dei romanzi con versione cinematografica, una proiezione del film. 
Per costituire un circolo di lettura bastano due cose: libri e i lettori. E' conveniente anche un coordinatore, ma a G. ci sono circoli autogestiti dai loro stessi membri e sono ben avviati. I lettori non devono essere più di trenta nel caso degli adulti e quindici se si tratta di bambini o adolescenti, affinché nelle riunioni tutti possano esprimere la propria opinione. 
A G. ci sono più di quattrocento persone che fanno parte dei circoli, quasi l'uno per cento della popolazione. Ci sono dodici circoli di narrativa, due di storia e uno di saggi scientifici; circoli che leggono in altre lingue , circoli di adulti, di bambini , di adolescenti e circoli che riuniscono persone con delle peculiarità, come malati di mente o handicappati fisici che non possono andare in biblioteca. Questo solo nella città, perché nella provincia ce ne possono essere altrettanti intorno alle biblioteche dei paesi vicini. 
Molte volte mi sono chiesta perché i circoli hanno tanta forza, credo che alla gente piaccia godere della lettura solitaria, ma ancor di più, condividere le impressioni che ne derivano. Inoltre, nei circoli si generano grandi amicizie, e abbiamo già visto che l'affetto è una buona spinta verso la lettura. 
Un' altra domanda che mi pongo è se i circoli di lettura servano a educare il gusto letterario. Non lo so. Certamente, il requisito indispensabile per il buon lettore è aver letto molto, e i circoli spingono a leggere. 
Ma, anche se la cosa si esaurisce nel leggere e commentare, va bene lo stesso. Perché indubbiamente i circoli risvegliano un grande appetito culturale. Sempre più spesso, le persone che ne fanno parte ci spingono a organizzare visite culturali a Madrid, completamente a loro spese. 
A volte gli utenti chiedono ancor di più: per esempio un viaggio di vari giorni in una città per visitarne i monumenti o ricordare in situ un romanzo ambientato in quel luogo. Se dipendesse da loro, la nostra biblioteca si trasformerebbe in un'agenzia di viaggi. 
Anni fa ho ascoltato una riflessione che ancora oggi mi sembra interessante. Diceva un mio amico che aveva sempre pensato che i paesi del nord Europa, siccome erano ricchi, potevano permettersi il lusso di investire molto nella cultura. Ma in seguito si era reso conto che era il contrario: proprio il fatto che dessero molta importanza alla cultura era uno dei fattori che aveva contribuito maggiormente alla loro ricchezza. Tutte le volte che torno da una escursione culturale con i circoli di lettura, quando vedo la mia città piena di forestieri attratti dalla Maratona dei racconti , mi tornano in mente le parole del mio amico, e mi rallegra contribuire allo sviluppo economico del mio paese dalla biblioteca, attraverso un lavoro genuinamente culturale. 
E' per questo che , dopo tanti anni, continua a piacermi il mio lavoro. 
 
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