Cologno Monzese
27 Ottobre 2001
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Controcanto:
Il
bibliotecario dal numinoso al numerico (passando per il
numismatico)
dialogo semiserio
Testo: Luca Ferrieri
Regia di Umberto Tabarelli
Personaggi:
L’annunciatore
televisivo: Fabrizio Di Giovanni
Il
bibliotecario d’antico pelo (Badilaccio) Franco Sangermano
Il
bibliotecario di nuovo conio (Golinelli) Fabrizio Di
Giovanni
La
peggatrice (Larotonda) Marilena Cortesini
Il
peggatore (Francavilla) Umberto Tabarelli
L’indicizzatore
(Piolo) Franco Sangermano
L’indicista
(Salice) Fabrizio Di Giovanni
I
lettori insorgenti Carmen Carlotta, Marilena
Cortesini, Umberto Tabarelli
Sulla
pedana sono poste due scrivanie su cui si trovano mucchi di libri,
schede, tabulati e due monitor di computer. Dietro le scrivanie
quattro sedie a rotelle. Sul fondo un paravento chiude la scena.
Si
accende uno schermo televisivo. Sigla Tg.
Mezzobusto
(Fabrizio Di Giovanni) legge il telegiornale.
Milano.
La biblioteca di Cologno Monzese nel 2000 ha fatturato 105.000
prestiti. La biblioteca di Vimercate ne ha totalizzati ancora di
più. In un’Italia che non legge, si sono forse dati
appuntamento tutti qui, nel poderoso triangolo del NordEst
milanese, tutti i lettori del globo? Siamo andati a vedere e
abbiamo scoperto che nell’hinterland milanese le biblioteche
sono molto frequentate. Che non prestano solo libri, ma anche
videocassette, dischi, riviste. Che posseggono postazioni per
l’accesso a Internet, attraverso cui si realizzano diecimila
connessioni all’anno. Che questo servizio è utilizzato da
tantissimi cittadini stranieri. Che alcune biblioteche offrono
facilitazioni per questi cittadini. Che in molte biblioteche si
sono formate delle “Associazioni di amici della biblioteca”.
Che certe biblioteche, come quella di Cologno Monzese,
distribuiscono figurine, figurine di lettura, a chi prende libri
in prestito. Che molti signori rispettabili se le scambiano
sottobanco. Che il sindaco di Cologno Monzese, in conferenza
stampa, senza mettersi d’accordo con il bibliotecario, si è
assicurato la prima figurina in palio indovinando il titolo di un
libro che aveva perfino letto.
Si
spegne lo schermo televisivo. Luce su due bibliotecari, seduti
alle rispettive scrivanie.
[Badilaccio,
non più giovane, dotato di umorismo, curvo su un
mucchietto di schede] Ma dai, non la daranno mai questa
notizia al telegiornale della sera! Neanche a quello locale.
Guarda, è già tanto se arrivi sul periodico comunale. Smettila
di sognare! Passami il timbro a secco.
[Golinelli,
giovane, visionario, un po’ ironico, un
po’ presuntuoso] (passando il timbro a secco)
Certo, dipende anche da noi. Qual è l’immagine che le
biblioteche danno di se stesse? Qual è la loro visibilità
mediatica? Qual è il target di riferimento? Nell’ultima
segmentazione io te l’ho detto: c’è uno 0,4% nel segmento dei
professionisti che è in sofferenza. C’è uno 0,7 di casalinghe
che non trova quello che vuole. Io dico:
[Badilaccio]
Passami il Dewey.
[Golinelli]
Io dico: … (quale?)
[Badilaccio]
La diciannovesima, ridotta.
[Golinelli]
Ancora lì sei?
[Badilaccio]
Sono dove è l’utenza. Passamelo, per favore. Tu
dici?
[Golinelli]
(passando la diciannovesima ridotta del Dewey) Io dico:
diamo quello che vogliono. Impariamo a stare sul mercato. Che
forse non c’è un mercato, nei servizi pubblici?
[Badilaccio]
Chi s’azzarderebbe, oggidì, a dire ciò! Passami lo
stipendio. Cioè, scusa, lapsus, perderei lo stipendio. E passami
la password. (piccola pausa, un po’ seccato) Devo
collegarmi, uff!, devo collegarmi all’Indice.
[Golinelli]
Ancora, questa password. Tu hai voluto che, contrariamente a
tutte le nuove, moderne, norme di sicurezza informatica, sia
“indice”. La password per entrare nell’Indice è
“indice”! Io mi domando: perché noi bibliotecari dobbiamo
essere così? Anzi perché voi siete dei bibliotecari così? Io
non sono così.
[Badilaccio]
No, l’ha cambiata. E’ venuto qui il responsabile dei
servizi informativi. Adesso è un codice alfanumerico e cambia
ogni due giorni. Certo, al Costanzo show un bibliotecario sfigura,
non tiene il video; si interessa d’altri codici, lui, magari
miniati; è la cultura che non fa notizia, Golinelli! non fa
vendere, non ha (abbassa la voce) mercato…
[Golinelli]
Ma che dici, Badilaccio! Fin che la Cultura siete voi, ci
credo, non fate audience, non fate mercato, non fate proprio
nulla; vai giù dal direttore generale, ti chiede del controllo di
gestione, fai lo schizzinoso, e sì che lo sai, Badilaccio, ti
chiede del Peg, “che cos’è il Peg?”, e sì che lo sai,
Badilaccio! Ma tu pensavi che lui ti chiedesse dello stato della
virgola nell’ultima area ISBD. Poi vogliamo più soldi in
bilancio…
[Badilaccio,
accendendosi] Eh sì che vogliamo più soldi,
Golinelli! Siamo al palo da dieci anni. Con gli stessi soldi
vogliono far lievitare tutti i bei numerini del Peg, degli
indicatori, vogliono far contente le casalinghe, i professionisti,
gli studenti e tutti gli altri segmenti della segmentazione. Il
bilancio della cultura, tutto intero, non arriva all’1% del
bilancio comunale. (con stizza) Numeri, anche questi sono
numeri!
[Golinelli]
Ah no, non funziona più. Il gioco di mettere la Cultura
contro i Numeri… L’avete giocato troppo a lungo. L’avete
giocato sporco. Contano solo le Belle Lettere nella vostra
repubblica culturale. (deciso) Non importa che non esistano
più, le Belle Lettere. Che i romanzi si facciano a macchina. Che
si scriva a catena di montaggio. Intanto voi catalogate. Ad ogni
opera la sua brava responsabilità d’autore. Ma non c’è più
l’autore! C’è la squadra, il team, il marchio, lo pseudonimo,
l’eteronimo, il nickname, l’idea vincente, il brain storming,
l’investimento, il market plan, il brand…
[Badilaccio]
Fermati, non ubriacarti. Morte dell’autore: già sentita.
Morte dell’arte: già archiviata. Morte delle Belle Lettere:
pronte per la riesumazione. Il problema è che le lettere, belle o
brutte, non le conosce più nessuno. E la colpa non è dei numeri,
ci mancherebbe, è dei numerici. Di chi pensa che l’efficienza
si misuri con un indicatore.
[Golinelli]
No, la colpa è vostra, dei numinosi. Voi pensate che il
bibliotecario scenda dal cielo a miracol mostrare; lui non si
sporca coi numeri, gli si rovina l’aura, gli va di traverso
l’aureola, lui sta lì, dà un nome alle cose, cataloga,
e l’utenza pende dal suo sapere, si abbevera, si delizia…
[Badilaccio]
(si arrabbia) Per tutti i diavoli d’un Ranganathan.
Sei un numerico recidivo, mutante e impenitente…
[Golinelli]
Tu, numinoso delle belle lettere, tu…
[Badilaccio]
Numerico!
[Golinelli]
Numinoso! …
[Badilaccio]
Digitale!
[Golinelli]
Stilnovista!
[Badilaccio]
[Webbista!]
[Golinelli]
Fiutacodici!
[Badilaccio]
Internista!
[Golinelli]
Libro per la polvere!
[Badilaccio]
Libro per i robot!
I
due, scambiandosi gli insulti, vanno con le sedie a rotelle dietro
al paravento a fondo scena.
Buio.
Luce.
Entrano
Francavilla e Larotonda. Larotonda ha davanti dei tabulati,
Francavilla mucchi di libri
[Francavilla]
Così non si va da nessuna parte.
[Larotonda]
Cos’era? La solita rissa tra Badilaccio e Golinelli?
[Francavilla]
Sì, non si rendono conto. Oltretutto di là l’utenza li
sente. Sono due macchiette.
[Larotonda]
Si rinforzano a vicenda.
[Francavilla]
Senti, a proposito del Peg. Quella variazione…
[Larotonda]
Quella del fusibile del prestito?
[Francavilla]
Sì, è proprio necessaria?
[Larotonda]
Secondo te un computer è un bene di consumo?
[Francavilla]
Si è consumato.
[Larotonda]
Non puoi. Non puoi. Il [DPR 77] parla chiaro. Sono
investimenti. Non puoi mettermeli in spesa corrente.
[Francavilla]
Ma quello è un fusibile.
[Larotonda]
Il fusibile fa parte del computer.
[Francavilla]
Sai quante variazioni ho fatto?
[Larotonda]
Ho visto, 217 dall’inizio dell’anno. E’ routine.
[Francavilla]
Sai quanto tempo richiede una variazione?
[Larotonda]
Secondo l’ultimo monitoraggio, 2 ore lavorative medie.
[Francavilla]
Sì. ma divise in step. Non è un tutto e subito è un muori
un po’ alla volta: chiama il ragioniere, compila il modulo,
correggi il Peg, prendi il nuovo impegno, entra nel gestionale…
[Larotonda]
Francavilla, lo so. Ho variato anch’io.
[Francavilla]
Fanno 434 ore lavorative. Più o meno il 50% del mio orario di
lavoro se ne è andato in variazioni.
[Larotonda]
Il Peg è così. E’ uno strumento versatile ma esigente. Se
non lo aggiorni non serve più a niente.
[Francavilla]
(Mette i libri in piedi, uno accanto all’altro) Ma se
lo aggiorni continuamente, che senso ha? Che piano è un piano che
deve essere continuamente modificato? (ha fabbricato una specie
di torre)
[Larotonda]
E’ un piano in divenire.
[Francavilla]
(appoggia un lungo libro fra la cima della torre e la
scrivania) E’
un piano inclinato.
[Larotonda]
Dovresti essere contento. La tua variazione è una chicca. Non
se ne vedono molte, così. Anche perché devi variare tre volte.
Tre voci. In sostanza devi variare una variazione. Capisci? E’
una variazione al quadrato, anzi al cubo. Una così la ricordo…
la ricordo… anzi, no, me ne parlava Fiaschi alla conferenza di
servizio… Dovresti essere orgoglioso di averla nella tua
collezione. Fa curriculum.
[Francavilla]
Pensavo di essere un bibliotecario e mi ritrovo collezionista.
[Larotonda]
Il collezionismo ha a che fare con il nostro lavoro.
[Francavilla]
Sì, ma non il collezionismo di variazioni. E’ variazionismo,
la malattia infantile del collezionismo.
[Larotonda]
Il collezionismo è totale, è una passione esclusiva, è una
visione del mondo. Non importa quello che collezioni.
L’importante è collezionare. Pensa alla numismatica.
[Francavilla]
Siamo dei numismatici?
[Larotonda]
Più o meno. Tu non sei un grande peggatore…
[Francavilla]
Mah, non so, tu che ne dici?
[Larotonda]
Preferiresti catalogare.
[Francavilla]
No, mai! Finire come Badilaccio.
[Larotonda]
Ti metto al prestito.
[Francavilla]
(disperandosi, smonta in fretta la torre di libri) No ti
prego. Vario, vario tutto. Sono un numismatico.
[Larotonda]
Ti faccio vedere io come si varia.
[Francavilla]
(inginocchiandosi) Sono un grande peggatore!
[Larotonda]
Ti faccio vedere io come si pegga!
Buio.
Luce. Francavilla e Larotonda sono scomparsi. La luce coglie in
piedi Piolo e Salice, che si siedono alle scrivanie. Sono
l’attore che ha letto Badilaccio, con un barbone, grandi
occhiali e giacca, e l’attore che ha letto Golinelli con
pince-nez, baffi e giacca.
[Piolo
(parla lentamente, con importanza. Se può, mette in ordine
la scrivania)] Stavo domandandomi, Salice. Secondo te
un trend di moderata ascesa dell’indice di costo è un segnale
positivo o negativo?
[Salice
(come Piolo)] Devi ambientarlo. Un indicatore da
solo è un pesce fuor d’acqua.
[Piolo]
Sì, ovvio. L’ho messo a bagno nell’indice di spesa.
[Salice]
Risultato?
[Piolo]
Sale a galla. Sale troppo. E’ come con l’indice di
circolazione. Un indice di circolazione troppo alto è un buon
segno, perché le collezioni sono usate, o è un cattivo segno
perché i documenti sono poco disponibili?
[Salice]
Ambientalo. Tasta l’incremento. E’ in scala? E’
in squadra? Soprattutto dagli dentro con l’indice di dotazione
documentaria. E’ quello l’architrave, il perno.
[Piolo]
(dà segni di sentimenti, quasi si accende) Eh già.
Quello, che sembra una cartina di tornasole, è un indice
traditore. E’ spavaldo e vigliacco insieme. L’ho messo con le
spalle al muro un sacco di volte. Non parlava. O meglio, dava il
solito disco ufficiale: dotazione documentaria fratto popolazione,
risultato superiore a uno: buono. Superiore a due: meglio. Ma il
documento, cos’è il documento? E se è fuffa? E la data di
pubblicazione? Conta nulla? L’indice di documentazione
privilegia i piccoli paesi, che hanno due abitanti, e le grandi
biblioteche ammuffite che hanno un sacco di cartaccia.
[Salice]
Dio, Piolo, parli così perché stai a Cologno Monzese. Non
sei piccolo, non sei grande, non sei vecchio, non sei più
giovane…
[Piolo]
Parlo così perché sono in crisi. Questi indici, questi
indici, non capisco più bene cosa indicano…
[Salice
(con forza)] Avanti, Piolo, ragiona. Declassa
‘sto indice, anche l’Ifla lo dice, anche gli standard
regionali, le percentuali variano a seconda della popolosità. ci
sono i correttivi, e poi devi depurarlo dello scarto, devi
confrontarlo con l’indice della dotazione per ragazzi, con
l’indice della dotazione a scaffale aperto. Contestualizza,
quante volte devo ripetertelo…
[Piolo
(quasi sentimentale)] Sì, lo so, Salice. E’
una vita che lavoro con questi indici, ci sto bene con loro, è la
mia nicchia professionale, io ci convivo, parlo con gli indici, me
li sogno anche di notte. Ma ultimamente, non so…
[Salice
(un po’ visionario)] Tu sei solo un po’
stressato. E’ un lavoro duro, gli indici vanno monitorati ogni
giorno, bisogna nutrirli, irrobustirli, ma pensa a dopo: pensa a
quando l’indice parla! quando prorompe dal tabulato, e dice pane
al pane, e lì hai poco da rigirare la frittata… Vedi il capo
che ammutolisce: silenzio, parla l’indice…
[Piolo
(tragico)] Questo forse è il punto. Non
parla più.
[Salice]
(si fa grave) Piolo, ma tu li ascolti, gli indici?
[Piolo
(vivace, quasi sfrenato)] Io non faccio altro, ma…
Poi anche questa cosa. Che si moltiplicano ogni giorno. Io perdo
il controllo. Nascono nuovi indici, spesso sono indici che
indicano altri indici, sono indici correlati, ma ti stravolgono
l’indice principale. Prendi l’indice di apertura. E’
semplice, no? Calcoli quante ore sta aperta la biblioteca e sei a
posto. Poi l’hanno complicato un po’. Al numeratore ore di
apertura mattutina (MA escluso il sabato) al denominatore tre; più
ore di apertura pomeridiana più ore del sabato più…
[Salice]
Ma sì, è un coefficiente per pesare l’indicatore, per
renderlo più indicativo…
[Piolo
(prosegue un po’ folle)] … poi però
quest’indicatore si è fatto la sua famiglia e viene in
biblioteca con la famiglia. Si porta dietro l’indice di
affollamento, poi l’indice di frequentazione, poi gli indici di
impatto. Senza dire dei suoi legami quasi incestuosi con
l’indice di superficie…
[Salice]
Chi non ha legami con l’indice di superficie? Non ci dice anche
l’ultimo indicatore che questa biblioteca di Cologno Monzese ha
bisogno di più superficie per non soffocare?
[Piolo
(più folle)] Poi ci sono quei due, quelli
nuovi, l’indice di beneficio e l’indice delle transazioni…
[Salice]
Va bene, Piolo. Questi due lasciali perdere. Ti do il permesso.
[Piolo]
(gli si incrina
la voce) Questi qui quando li guardi negli occhi…
non abbassano gli occhi, accusano, sono senza pietà…
[Salice]
… ti ho detto questi due lasciali perdere…
[Piolo]
(gli spunta una lacrima) Sai cosa mi ha detto l’altro
giorno Badilaccio al bar?
[Salice]
Badilaccio tu non lo devi stare a sentire, hai capito?
[Piolo]
… mi ha detto che una volta, insomma due o tre anni fa, lui
conosceva un bibliotecario, che era amico suo, che aveva un
orologio interno, una specie di … di … indicatore incorporato,
e quando entrava un lettore in biblioteca, tac, gli scattava un
numeratore, e non registrava solo l’accesso, no, si ricordava
anche che gusti aveva, che cosa gli piaceva leggere, e, tac, tac,
scattava una famiglia di indicatori correlati che noi neanche ce
li immaginiamo, e lui poi li monitorava, parlava con questi
lettori, e aveva una specie di indice di beneficio, anche lui,
sempre incorporato, capiva quando erano soddisfatti, quando non
trovavano quello che volevano…
[Salice]
Tu Badilaccio non lo devi neanche stare a sentire, ho detto! Lui
gli indicatori non sa neanche cosa siano! L’unico indice che
conosce è l’Indice di SBN cui si collega ogni due minuti, o al
massimo l’indice dell’indice dei libri del mese a cui è
abbonato da quando aveva due anni.
[Piolo]
(scoppia a piangere) Ma io non so se il lettore è
soddisfatto, io…
[Salice]
Piolo, non fare così. Sapevo che era colpa di Badilaccio. Tu
non starlo più a sentire e io ti dico una cosa. Un segreto.
[Piolo(si
avvicina con la sedia a rotelle)] Un segreto?
[Salice]
Sì. Ma non dirlo a nessuno. C’è un nuovo indice. Chiamiamolo X
(per ora). Lo stanno provando nel protosincrotrone dell’ICCU.
E’ un indice degli indici. Misura tutti gli altri indici.
[Piolo]
Misura…?
[Salice]
Misura tutto.
[Piolo]
Anche…
[Salice]
Anche la soddisfazione del lettore.
[Piolo]
(si asciuga le lacrime) Quando pensi…
[Salice]
Calma, Piolo, ti ho detto…
[Piolo]
Badilaccio lo sa?
[Salice]
Ma cosa vuoi che sappia! Ti ho detto che è un segreto…
[Piolo]
Ma quando…?
[Salice]
Calma, Piolo, ti ho detto, …
calma! ma sarai il primo, saremo i primi a farlo correre per i
tabulati… (Viso al cielo, un braccio sulle spalle
dell’altro, cantano sottovoce sull’aria “Un dì sulle
montagne”) Un dì fra i tabulati…
Buio.
Luce
Tre
incappucciati (due sono donne), alla Marcos. Parlano a turno:
[Insieme]
NOI, LETTORI INSORGENTI DELLA BIBLIOTECA DI COLOGNO MONZESE,
DICHIARIAMO QUANTO SEGUE:
Umberto-alto,
folle
Siamo qui per liberare i libri dalle catene.
Carmen-un
po’ da strega
Li vogliamo liberi di volare.
Marilena-poetica
Per volare devono essere leggeri.
Umberto-rivoluzionario
Non devono essere incatenati al catalogo.
Marilena-idem
Non devono essere incatenati al Peg.
Carmen-idem
Sono gli indicatori a indicare i libri e non viceversa.
Umberto-civettuolo
Li vogliamo in vetrina, ogni settimana.
Marilena-idem
Li vogliamo freschi di giornata.
Carmen-appassionata
Ma vogliamo anche libri che siano ricchi di letture di
altri lettori.
Marilena-cresce
Che ci parlino del passato e del futuro.
Umberto-
Vogliamo che i bibliotecari servano i libri e i lettori.
Marilena-decisa
cresce Non
vogliamo che i lettori servano ai bibliotecari.
Carmen-
si arrampica sulla scrivania E non vogliamo solo
libri.
Umberto-
deciso cresce Vogliamo
dischi, cd, cassette, video, connessioni, documenti.
Carmen--
deciso cresce Vogliamo
cibo per la mente.
Marilena-
dolce, si arrampica sulla scrivania
Vogliamo una biblioteca più grande.
Umberto-dolce
Vogliamo
una biblioteca che parli alla città.
Carmen-
dolce
Vogliamo una biblioteca che parli con la città.
Marilena-
dolce
Vogliamo una biblioteca che ascolti la città.
Umberto-
dolce
Vogliamo una biblioteca senza confini.
Carmen-
dolce
Vogliamo tutto.
Marilena-
dolce
Siete liberi. Andate e lavorate.
Musica
alta (La marsigliese)
Gli
incappucciati scendono dalle scrivanie, vanno a
spostare il paravento: appaiono, tutti ammucchiati su una
scrivania, Piolo, Salice e altri bibliotecari, legati uno a un
tabulato del Peg, l’altro, legato al Dewey, il terzo con ai
piedi il timbro a secco, il quarto vestito come un piano di
marketing e li liberano.
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